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L’ippoterapia e l’autismo

L’ippoterapia e l’autismo

Uno degli aspetti più distintivi delle forme di autismo è la difficoltà nell’esprimere le emozioni e nel codificare quelle altrui. I soggetti affetti da autismo, per esempio, “guardano senza guardare, odono senza ascoltare, toccano senza toccare, vivono in un tempo senza tempo dove non esiste ieri, oggi o domani". Il cavallo può aiutare la persona autistica ad entrare in contatto col mondo esterno poiché possiede alcune caratteristiche peculiari che lo rendono unico e prezioso.

Secondo il professore Paul Watzlawick, l’ippoterapia può costituire un aiuto e un supporto validissimi. Con l’ippoterapia, il contatto con il cavallo, ha il pregio di stimolare la relazione con l”altro”, prediligendo un canale non verbale, basato su gesti e carezze. Questa interazione agisce proprio su quell’aspetto comunicativo in apparenza negato, ma che viene stimolato in maniera diretta dalla relazione con l’animale. La figura del “cavaliere” attiva inoltre, un livello più profondo legato alla favola ed al gioco, rendendo più probabile lo sblocco della realtà.

L’ippoterapia potenzia infatti differenti ambiti della persona, anzitutto le capacità motorie/posturali. La persona autistica deve infatti fronteggiare una nuova situazione che lo obbliga ad adattarsi alla condizione “in sella” e a utilizzare le sue potenzialità muscolari per mantenere l’equilibrio rinforzando in questo modo il proprio tono muscolare. Inoltre favorisce un certo rilassamento dovuto alla posizione e alla necessità di entrare in sintonia con l’animale; la forza del cavallo e le sue reazioni obbligano poi a controllarsi: l’animale rimanda infatti le reazioni del suo cavaliere.

Infine anche la necessità di distinguere la destra dalla sinistra, il davanti dal dietro o il dentro dal fuori sono elementi che, nella persona autistica, favoriscono un miglioramento generale della percezione del proprio schema corporeo.

Con il cavallo il bambino attiva meccanismi funzionali alla nascita della coscienza di sé: vissuti corporei e percettivi nelle diverse dimensioni, il riconoscimento delle proprie potenzialità, la percezione delle proprie possibilità di provare e costruire affetti, la facoltà di capire le relazioni con gli altri, la voglia di godere di una certa autonomia; l’equitazione mette quindi di fronte a sé e agli altri stimolando la crescita ed il rinforzo del Sé. La relazione con il cavallo non è verbale ma si fonda su una comunicazione analogica che comprende l’espressione fisica, la reattività emotiva ed una empatia che si struttura su elementi istintivi. In quest’ottica l’ippoterapia può essere considerata una terapia corporea in cui la comunicazione tra bambino e cavallo avviene attraverso un dialogo tonico dove ad ogni movimento fatto dal cavallo risponde uno fatto dal bambino e viceversa. La bellezza, l’imponenza, la potenza fisica del cavallo, così come la sua socievolezza e curiosità, motivano il ragazzo a scoprire nuovi orizzonti relazionali mettendosi alla prova e stimolando nuove reazioni nell’amico destriero”.

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